Lo scorso 3 luglio, durante la 4° edizione della European Koryu-Bujutsu Convention, tenutasi nel museo Stibbert a Firenze, per la prima volta la Hyoho Niten Ichi Ryu si è esibita in un embu (dimostrazione) in Italia. In previsione di tale occasione abbiamo domandato al soke (caposcuola) Kajiya Takanori di rispondere ad alcune domande, allo scopo di presentare meglio la sua scuola e il suo lavoro come soke al pubblico italiano.
(Traduzione dal giapponese all’inglese ad opera di Kaya Luchesi; traduzione dall’inglese all’italiano di Alessio Repetto).
D: Caro Kajiya Soke, grazie per avere accettato di rispondere alle nostre domande, siamo sicuri che i lettori, sia artisti marziali che non, le troveranno di grande interesse. Potremmo chiederle quali gradi o titoli si utilizzano nella Hyoho Niten Ichi Ryu?
R: Nella Hyoho Niten Ichi Ryu il capo della scuola viene chiamato soke.
Ci sono i seguenti gradi per gli studenti: mokuroku (principiante), menkyo (qualificato), menkyo kaiden (maestria completa). Tuttavia, questa maniera di classificare gli studenti è usata in molte altre ryuha (scuole). Aiuta soltanto a definire il livello degli studenti, al giorno d’oggi essi non fanno particolari esami di avanzamento in base ai quali viene deciso il loro livello. Per quanto riguarda alcuni criteri, è mokuroku qualcuno che ha appreso e allenato a sufficienza i così detti kata di itto (una spada lunga), kodachi (spada corta), e nito (due spade). E‘ Menkyo qualcuno che ha coltivato il proprio addestramento fino al punto di poter insegnare i kata di itto, kodachi e nito. Si può dire che è menkyo kaiden qualcuno che oltre ai kata di itto, kodachi e nito ha padroneggiato anche il bojutsu (tecniche con il bastone lungo) e il jittejutsu (tecniche con il bastone con un uncino). In ogni caso, per avere un grado è richiesto il giudizio e il permesso del soke.
D: La Hyoho Niten Ichi Ryu si basa sullo studio dei kata, che in questa scuola sono chiamati seiho, in cui le azioni compiute sono prestabilite: può spiegarci come, tramite essi, si impara ad affrontare un combattimento reale?
R: Indipendentemente dall’attività che si pratica, vi sono sempre movimenti di base, ciò non si applica solo al budo (arti marziali). Per prima cosa si inizia ripetendo le basi, è necessario imparare i movimenti corretti e il come usare il proprio corpo. Nel kenjutsu esse sono il modo di brandire la spada e il movimento del corpo. Noi che pratichiamo kenjutsu all’inizio non possiamo usare liberamente il nostro corpo. Attraverso la pratica e la ripetizione di kata pre-definiti le cattive abitudini di movimento vengono rimosse e gradualmente si diventa capaci di controllare il proprio corpo liberamente; e oltre ai kata si diventa anche in grado di adattarsi a vari altri movimenti.
Nel combattimento reale vi è un infinito numero di variazioni quindi, anche se si creassero e praticassero molte centinaia di kata, contrariamente a quanto voluto la padronanza dei kata si abbasserebbe e ci si troverebbe nella pericolosa situazione in cui non si sarebbe in grado di usare il proprio corpo.
Rispetto a quando si affronta un vero combattimento, anche se si è praticato un kata identico in precedenza, la pratica di un kata è comunque molto sicura. Perciò, a seconda del proprio livello, l’esecuzione può essere tale che uchidachi colpisce veramente shidachi con la spada, ecc, e diventa necessario portare la pratica ad un altro livello.
D: Ci può dire cosa vuol dire il termine “seiho”, e se c’è qualche differenza tra esso e “kata”?
R: Nella Niten Ichi Ryu i kata sono chiamati seiho. “Sei” sta per vigore, o spirito. Ma cosa significa? E’ l’energia che viene espressa attraverso tutti i movimenti. Quando si esegue un kata occorre percepire qualcosa. Seiho significa che si trasmette la propria intensa forza vitale nel kata. Non lo si esegue solamente seguendo l’ordine delle azioni. Si rendono vivi i kata manifestando la personalità unica del praticante. Ciononostante, per essere in grado di fare ciò sono necessarie molte ore di allenamento.
D: Diverse persone sono interessate anche all’aspetto filosofico delle arti marziali: può dirci se lo studio della Hyoho Niten Ichi Ryu può portare anche ad una crescita spirituale, e se sì può spiegarci come ciò avviene?
R: C’è un punto di differenza nella Niten Ichi Ryu rispetto ad altre arti marziali e questo è il „Gorin no Sho“ o „Libro dei Cinque Anelli“ – un testo scritto da Miyamoto Musashi. Ci sono molte scuole di kenjutsu in Giappone, ma non vi sono molti esepi in cui i fondatori delle scuole abbiano scritto dei testi chiari. Io credo che nel caso della Niten Ichi Ryu leggere il Gorin no Sho, riflettere su di esso e mettere seiho nella propria pratica abbia un effetto sinergico. Si possono sperimentare esperienze veramente dure e crudeli anche nel mondo reale. Può essere che tali esperienze facciano crescere la propria anima molto più che allenarsi in un’arte marziale. Il keiko (pratica) per mezzo dei kata è un’azione semplificata con un risultato di „vittoria o sconfitta“. La parte di Shidachi vince sempre senza eccezioni. Tuttavia, anche se sembra che la parte di shidachi vinca, in effetti ciò non viene chiamato „vincere“, poiché per „vincere correttamente“ la parte di shidachi segue la guida di uchidachi e ripete l’esercizio e migliora la waza (tecnica). Si può dire che rispetto alla „vittoria“ vi è un numero enormemente maggiore di casi di „sconfitta“ nel mondo. Ciononostante, Miyamoto Musashi è rimasto imbattuto in più di 60 combattimenti con spade vere. Penso che studiare la maniera di pensare di Musashi possa aiutarci a crescere.
D: Quali sono, secondo lei, le qualità più importanti per chi si avvicina allo studio di questa scuola?
R: Penso che le persone che sono interessate alle arti marziali, e specialmente quelle che decidono di studiare la Niten Ichi Ryu, hanno letto il Gorin no Sho (Libro dei Cinque Anelli). O magari può darsi che prima di ciò abbiano visto un film, o letto un libro, o erano interessate ai manga (fumetti). Se non avete ancora letto il Gorin no Sho, vi prego di cercare di ottenerlo e di leggerlo.
Nella postfazione del Rotolo dell’Acqua (la seconda delle parti del libro) vi è la seguente frase: “Mille giorni per forgiarsi, diecimila giorni per perfezionarsi”. Significa che la cosa più importante è perseverare. Alle persone che studiano la Niten Ichi Ryu non viene detto di fare nulla, eccetto di continuare ad allenarsi ed acquisire familiarità con lo stato mentale di “non lasciare mai la via di hyoho (strategia)”.
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